I RISULTATI DEL SONDAGGIO DI PROGETTO FUOCO (guarda il video)
Il 65% delle aziende interessate dal fermo totale durante il lockdown, mentre per il 26% lo stop è stato parziale. Il salone veronese si fa promotore del rilancio
Verona, 5 maggio 2020
– Reagire all’emergenza, insieme. È questo lo spirito con cui Progetto Fuoco ha deciso di avviare a metà aprile 2020, nel pieno del lockdown per contrastare l’epidemia da Coronavirus, un questionario online tra i propri espositori e partner che fanno parte del settore degli impianti e delle attrezzature per il riscaldamento a biomassa. Mentre iniziano le prime timide aperture della Fase 2, il comparto, di cui il salone veronese è punto di riferimento italiano ed europeo, fa un primo bilancio delle «ferite» lasciate dal Covid-19 e avanza le richieste al governo. L’ultima edizione del salone si è svolta dal 19 al 22 febbraio, pochi giorni prima dell’avvio del lockdown.
«Il settore è stato duramente colpito dall’emergenza Coronavirus – spiega Raul Barbieri, direttore generale di Piemmeti Spa, società di Verona Fiere che organizza Progetto Fuoco –, che per 9 aziende produttrici su 10 si è tradotta in un fermo totale o parziale delle attività, portando per quasi un’impresa su due a un crollo del fatturato pari o superiore al 75%. Tra gli operatori domina ancora l’incertezza nei confronti del futuro, ma c’è anche voglia di rimettersi in gioco: un’impresa su due ha investito in queste settimane in ricerca e sviluppo. Ora le aziende, dopo aver rispettato con responsabilità le regole di distanziamento imposte dalla crisi sanitaria, chiedono sostegno da parte dello Stato: in primis con il potenziamento dell’ecobonus e del bonus casa, con la facilitazione dell’accesso al credito per le imprese, il finanziamento della cassa integrazione e il credito d’imposta».
Il questionario
Progetto Fuoco ha lanciato a metà aprile un questionario a cui hanno risposto 280 aziende per il 95% con sede in Italia, di cui il 39% attive nell’ambito della produzione e il 61% in quello della distribuzione. Tra le aziende di produzione, le tipologie merceologiche più frequenti – ciascuna realizzata dal 15% delle aziende – sono caldaie, stufe o termostufe a pellet, termocamini ad aria e/o ad acqua.
Il fermo produttivo
Per il 65% delle aziende dell’ambito produzione, durante la fase di lockdown è scattato il fermo totale, mentre per il 26% il fermo è stato parziale. Nel complesso 9 aziende su 10 hanno dovuto abbassare la serranda, in tutto o in parte.
Il 6% ha potuto continuare a lavorare, rispettando le misure di protezione imposte dai protocolli sulla sicurezza contro il contagio da Covid-19 approvati dal governo e dalle parti sociali. Il 2% ha risposto di aver continuato a lavorare ma con il fermo totale della produzione relativa al settore stufe e camini. Infine il 2% ha riconvertito la propria attività per produrre dispositivi di emergenza.
L’impatto sul fatturato
I mesi precedenti la pandemia non erano stati affatto negativi: il fatturato dell’inverno 2019-2020 è giudicato positivo dal 43% delle imprese intervistate, stazionario per il 42% e negativo per il 14%. La situazione è nettamente peggiorata con la diffusione del Coronavirus e le conseguenti misure di contenimento. Quasi un’impresa su due (il 47%) ha visto un crollo del fatturato pari o superiore al 75% rispetto allo stesso periodo del 2019. Per una su cinque (20%) il calo è stato tra il 50 e il 75%. Per il 22% delle imprese il calo è stimato tra il 25% e il 50%. Solo il 3% ha rilevato un calo inferiore al 25%. Il 6% non ha avuto variazioni di rilievo, mentre l’1% del campione ha notato un incremento.
La crisi colpisce con più forza le aziende della produzione: il 52% di queste ha perso il 75% o più del fatturato, quota che tra quelle della distribuzione scende al dato, pur sempre impressionante, del 44%.
Ricerca e sviluppo
Una nota positiva, e un segnale di una voglia di ripartenza che non è mai venuta meno, viene dalle risposte alla domanda: in seguito alla crisi dovuta alla diffusione del virus COVID-19, la sua azienda ha potenziato gli investimenti in ricerca e sviluppo per sviluppare nuovi prodotti? Ha risposto affermativamente il 44% delle imprese del campione, mentre il 56% non ha messo in atto investimenti in R&S.
Le soluzioni
Dalla survey emerge con chiarezza l’opinione degli imprenditori del settore del fuoco sulle misure economiche necessarie per far ripartire il mercato. A raccogliere il maggiore consenso è il potenziamento dell’ecobonus e del bonus casa per le famiglie, indicato dal 29% della platea. Al secondo posto c’è il sostegno del credito alle imprese, un tema essenziale secondo il 26%. Il sostegno alla cassa integrazione è una misura urgente per il 14% delle aziende.
L’ampliamento del credito d’imposta da parte dello Stato ottiene il 12% dei consensi.
Per il 10% degli intervistati sono necessari maggiori investimenti in ricerca e sviluppo.
Per il 5%, invece, sarebbe utile arrivare a fusioni e ad aggregazioni tra imprese, per renderle più competitive in un mercato che si prospetta sempre più duro. Nel restante 4% troviamo le altre soluzioni a problematiche urgenti proposte dagli intervistati: liquidità a fondo perduto da parte dello Stato verso le aziende, una forte riduzione delle tasse e della burocrazia.
Le previsioni
Le incertezze dal punto di vista sanitario – dovute alla concreta possibilità che per un periodo più o meno lungo dovremo convivere con il virus inventando nuovi modi per lavorare e stare insieme – si riflettono in una percezione sfocata dal punto di vista economico. Le aspettative sull’andamento della propria azienda per l’inverno 2020/2021 sono incerte per il 76% degli imprenditori intervistati.
Il 17% vede nero e prevede che la situazione evolverà in senso negativo.
L’ottimismo coinvolge soltanto il 7% degli espositori e partner, che nonostante tutto dichiarano di nutrire aspettative positive.